16.07.2017 - Fobello e Cervatto

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La val Mastallone è una piccola valle dell'ampio comprensorio della Valsesia; vi hanno sede pochi comuni, distribuiti in un territorio poco urbanizzato, dove la natura è ancora padrona indiscussa.
Il capoluogo della valle è il paese di Fobello, un suggestivo borgo, e questa è la nostra meta per un domenica soleggiata di metà luglio.
Una gita pianificata da tempo e talvolta posticipata, per le incertezze meteorologiche che spesso riguardano questa zona.
Ancora una volta Luca e Laura sono stati i nostri apripista, con una loro uscita solitaria, accendendo in noi la voglia di visitare questa bella valle.
Ritrovo alle nove e mezzo  a Trecate, e stavolta si va verso Novara. Superiamo corse della Vittoria e puntiamo alla periferia nord, verso San Pietro Mosezzo. Da qui, si può dire, per la Valsesia è tutta dritta. L'appuntamento è con Luca e Laura alle undici, a Varallo: ci raggiungono dal Verbano, attraverso il passo della Colma.
Andatura spedita ma senza fretta, arriviamo puntualissimi al ritrovo. Il LeggenDario inaugura una buona tradizione, che ci impegneremo ad onorare, del cucciolone del mattino.
A Varallo è in corso l'Alpaa, una grande festa cittadina che interessa due weekend di luglio; così nella città, dominata dall'alto dal celebre Sacro Monte, c'è qualche interruzione della viabilità ordinaria ed un gran trambusto di auto in cerca di parcheggio.
Noi abbiamo già la mente fra le verdi montagne che si abbracciano a settentrione, così fuggiamo al di fuori dei confini cittadini ed imbocchiamo la strada che risale per la Val Mastallone.


Presso un tornante, appena fuori Varallo, accostiamo in uno spiazzo; a fianco della strada, si erge, imponente, un antico ponte di pietra, verosimilmente costruito nel Medioevo.
Il ponte, dalla schiena vistosamente ricurva, sovrasta un profondo orrido, scolpito nella roccia dalle acque verdi del torrente Mastallone, che qui prosegue placido il suo corso fra due altissime pareti.
Come spesso accade per ponti di origine medievale, dalla datazione incerta, anche in questo caso la costruzione è argomento di narrazioni leggendarie, che non di rado - ed è anche questo il caso - coinvolgono il demonio.
Da sempre costruzioni ardite come i ponti, frutti raffinati delle nozioni tecniche di ogni epoca, sono associati nell'immaginario popolare al contributo del maligno, spesso oggetto del savio inganno di qualche Santo o di saggi eremiti.
Queste costruzioni, indispensabili per la civilizzazione di zone così impervie, spesso sono sopravvissute in ottime condizioni sino ai nostri giorni.
Dopo qualche foto, nella contemplazione delle meraviglie della natura e dell'opera degli avi, ci rimettiamo in cammino.
Individuiamo dapprima alcune panche presso una piccola frazione, sulla riva del torrente, ma conveniamo che sia opportuno cercare dei tavoli per consumare il nostro pranzo al sacco.
Ne troviamo alle porte di Fobello. Vi prendiamo posto, scoprendo tuttavia che sono gestiti da un vicino bar che pretende il pagamento di due euro a testa per il loro utilizzo. Mica poco...
Consumiamo il pranzo sotto un bel sole; il clima è ideale, mitigato da una piacevolissima brezza.
Non pago di tutto questo, il nostro LeggenDario decide che sia giusto godere anche dell'ombra, generosamente offerta da alcuni alberi pochi metri più in là.


Con gesta eroiche, trascina da solo tavolo con panche e li colloca sapientemente al fresco, suscitando la palpabile invidia degli occupanti degli altri tavoli...
Un fresco post pranzo, insomma.
Dopo il caffé, riprendiamo la nostra strada verso il centro di Fobello, fermandoci per la simpatica presenza di due capre che ci guardano incuriosite dall'alto.
Una possibile meta, in dubbio perché non siamo riusciti a contattare i custodi, è il Museo dedicato a Vincenzo Lancia. Il fondatore della gloriosa casa automobilistica ebbe i natali proprio a Fobello, dove la sua famiglia ha risieduto per svariati secoli.
Il museo intitolato alla sua memoria è stato ricavato nei locali della ex scuola elementare. Lo abbiamo trovato inesorabilmente chiuso, ma ci ripromettiamo di tornarci, organizzando la visita con adeguato preavviso.


Decidiamo così di visitare Cervatto, paesino di cinquanta anime dall'altro lato del torrente.
Un bellissimo borgo di montagna, sovrastato da una elegante villa nobiliare del XIX secolo, riserva viste incantevoli sulla valle e sui verdissimi versanti dei monti.
Presso il bar di fronte alla chiesa, col rumore del calciobalilla e dei suoi agguerriti sfidanti, ci concediamo il cucciolone del pomeriggio (e questa è un'usanza già consolidata).
Concludiamo la nostra visita, scendendo verso il fondovalle e raggiungendo di nuovo Varallo; qui facciamo rifornimento - a prezzi umani rispetto a quelli d'alta oreficeria avvistati al mattino - e ci dirigiamo verso il valico della Colma; rientriamo infatti dal lago d'Orta, a noi tanto caro.
Il passo offre un tracciato divertentissimo, sfiorando i 950 metri sul livello del mare; scendendo ad Arola, offre un paesaggio delizioso sul Cusio.


Ci fermiamo presso una piccola chiesa, edificata a metà del XVII secolo, dedicata a Santa Maria Assunta.
Sul fresco balcone si chiacchiera di vacanze e di olio del cambio. Questo allarma il LeggenDario, in vista della prossima uscita in Val d'Aosta, e per questo - eccezionale nelle nostre gite - ci fermiamo in un centro bricolage alla ricerca - vana - di un olio adatto alla sua PX.
Poco male, rientriamo così verso casa, nell'entusiasmo di un'altra giornata perfetta.




Commenti

  1. Un'altra bella gita! grazie per il racconto!
    valle meno conosciuta ma davvero bella da fare in Vespa!
    oggi rimpiango quel frescolino ;-)
    peccato per il museo chiuso...

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