24.08.2017 - Da San Marco a San Pietro

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Agosto volge al termine, ma il caldo persiste: condizioni ideali per una fuga in quota, alla ricerca di un po' di frescura e, già che ci siamo, di qualche curva!
È giovedì, poche auto pigre sono intente nelle loro commissioni; si intuisce che molti sono ancora in vacanza, lasciando un po' di spazio in più su strade normalmente affollate.
La mia Vespa oggi è scortata da due moto: papà, Emiliano e Marinella mi accompagnano in questa scampagnata.
Ci ritroviamo a Magenta alle otto e trenta. La giornata già si mostra come calda e limpida.
La bramosia di evadere dalla pianura mi porta a scegliere strade a scorrimento veloce: tangenziale ovest di Milano, tratto urbano della A4 e, infine, la nuova Valassina.
Attraversiamo la Brianza, che da questo lungo rettilineo appare come un grosso cimitero di cemento, con palazzi in attesa di demolizione ed una gran sequenza di immobili ad uso commerciale.
A pochi chilometri da Lecco, però, il paesaggio muta piacevolmente: compaiono le prime pendenze, si infittiscono i boschi, sorgono le colline.


Alle porte di Lecco abbandoniamo la superstrada e ci inoltriamo nel centro cittadino. Raggiungiamo la sponda del lago; da qui saliamo verso nord, evitando rigorosamente le strade a scorrimento veloce, poco paesaggistiche e caratterizzate da un gran numero di gallerie.
La strada litoranea, invece, è bellissima. Il paesaggio lacustre è incantevole - a mio giudizio questa sponda è anche più bella di quella Comasca, che pure è più votata al turismo - e nel nostro cammino incontriamo centri di piccole o medie dimensioni, poco caotici.
Il primo di questi è Mandello del Lario, celebre per essere sede degli storici stabilimenti della Moto Guzzi. D'obbligo una sosta di fronte all'ingresso.


Pochi chilometri più avanti, sostiamo per prendere un caffé; siamo a Lierna, piccolo centro fra Mandello e Varenna. Qui mi accorgo di aver perso un guanto, stupidamente riposto fra sella e bauletto. Ripercorrere al contrario la strada non mi è d'aiuto, purtroppo.
Un pizzico di amarezza mi accompagna nei chilometri successivi, ma non posso fare a meno di ammirare la grande bellezza del Lario: se il mio cuore è indissolubilmente legato al Lago Maggiore, debbo riconoscere che quest'altro grande lago prealpino merita approfondite esplorazioni.
Attraversiamo Bellano, Dervio, Colico; qui abbandoniamo il lago e ci dirigiamo verso Morbegno. Entriamo, così in Valtellina.
La nostra prossima tappa è il passo San Marco, importante valico alpino. Costruito sotto l'egida della Repubblica di Venezia, permetteva scambi col cantone Svizzero dei Grigioni; oggi collega la Valtellina all'Alta Val Brembana.
La strada moderna fu realizzata grazie all'impegno di Enea Mattei, imprenditore e benefattore originario di Morbegno.

La salita dalla Valtellina ha luogo su un tracciato più tortuoso e stretto; la discesa verso la Bergamasca, seppure con pendenze superiori, ha luogo su una strada più ampia e piacevolissima da percorrere.
Il valico si trova a 1992 metri sul livello del mare e dalla sommità si gode di un bellissimo panorama.
Arrivati in cima, ci interroghiamo su dove e come pranzare. Decidiamo infine di fermarci presso un alberghetto a valle, a circa milletrecento metri di quota, dove consumiamo ottime specialità, fra cui gli immancabili pizzoccheri.

Dopo questo buon pranzo, ripartiamo, percorrendo verso sud la SS470, sino al paese di San Giovanni Bianco, dove imbocchiamo la strada che conduce alla Val Taleggio.
E nel giro di pochi chilometri ci ritroviamo in una bellissima gola, scavata nei secoli dal torrente Enna. È l'orrido della Val Taleggio. La Strada Provinciale 25 si insinua nel canyon, ne asseconda le anse, saltando da una parete all'altra, condotta su numerosi ponticelli. Pare una versione in miniatura della cosiddetta Via Mala Bergamasca, un'altra bellissima strada, che collega la Val di Scalve con Darfo Boario.


Nel giro di qualche chilometro ci ritroviamo nella stretta Val Taleggio, celebre per l'omonimo formaggio.
Da qui, possiamo passare in Valsassina, rientrando così nella provincia di Lecco, attraverso un altro storico passo: il Culmine di San Pietro. Si tratta di una strada stretta e piuttosto accidentata (soprattutto nel tratto che si trova nella provincia lecchese), col valico a 1258 metri di quota. Nei secoli fa battuta in particolar modo dai commercianti di formaggi.


Del resto l'intera zona fra Lecco e Bergamo è nota per la produzione di salumi e latticini.
Percorrendo la strada del Culmine, arriviamo in Valsassina. La prima località che incontriamo è Moggio, piccolo paese caratterizzato soprattutto da case di villeggiatura, per la verità un gran numero e di alte palazzine, che qui paiono alquanto aliene.
La Valsassina, tuttavia, si caratterizza anche per piccoli villaggi che hanno mantenuto intatto il nucleo storico: meritano una visita, magari accompagnata dalla degustazione dei molti prodotti tipici.
Giunti nei pressi di Ballabio, noi abbiamo approfittato per una sosta presso uno celebre negozio di alimentari (Alva), lungo la Provinciale 62 della Valsassina, dove peraltro è anche possibile pranzare.
Così un bel pezzo di taleggio finisce nel bauletto della PX.
Siamo pronti per rientrare, non prima di una nuova tappa sul lungolago a Lecco.
Un ulteriore sopralluogo non mi permette tuttavia di ritrovare il guanto perso. Pazienza!
Nel tardo pomeriggio ci rimettiamo in sella, per il rientro. Di nuovo strade a scorrimento veloce, che ci permettono di essere in poco più di un'ora a Magenta, dove ci salutiamo. Grazie a Emiliano e Marinella per l'ottima compagnia. Alla prossima!




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